I difficili e fortunosi inizi della filologia a Roma - Svetonio versione latino
Primus igitur, quantum opinamur, studium grammaticae in urbem intulit Crates Mallotes, Aristarchi aequalis, qui missus ad senatum ab Attalo...
A Roma una volta la grammatica non era neppure in usu, tantomeno non era tenuta in grande considerazione, essendo appunto allora una popolazione rude e bellicosa, e soprattutto ancora mancante delle arti liberali.
anche l'inizio della grammatica si presentò di medio livello, se è vero che i più antichi insegnanti (di grammatica) che ugualmente erano sia poeti che semigreci -parlo di Livio Andronico ed Ennio i quali è stato tramandato insegnassero si l'una che l'altra lingua sia in patria che fuori- interpretavano niente di più degli autori greci, o commentavano se questi stessi eventualmente avessero composto qualcosa in latino.
Per primo dunque, a nostro parere, Cratete di Mallo introdusse lo studio della grammatica in città, coetaneo di Aristarco, che fu mandato presso al senato da Attalo re (di Pergamo) tra la seconda e la terza guerra punica nel periodo della morte di Ennio, essendosi rotto una gamba scivolando in un tombino presso il quartiere Palatino, per tutto il tempo dell'ambasceria e della malattia fece nelfrattempo moltissime lezioni e discusse assiduamente e fu per i nostri (giovani) un esempio da imitare. - Poichè l'imitazione fu per loro soltanto al rianar con più cura le poesie divulgate ancor poco dai loro amici.
defunti od altre che fossero loro piaciute, e farle note anche agli altri con il leggerle e commentarle. Così fece Caio Ottavio Lampadione della Guerra Punica di Nevio, che divise in sette libri, da che scritta era in un solo volume e a dilungo, così fece poi Quinto Vergonteio degli Annali di Ennio che recitava in certi giorni con molta frequenza
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