Generosità di Scipione l'Africano (Versione latino Valerio Massimo)
Generosità di Scipione l'Africano
versione latino Valerio Massimo traduzione dal libro Officina Latinitatis pag. 267 N° 287
Africani Minoris humanitas speciose lateque patuit. Expugnata enim Carthagine ad Siciliae civitates litteras misit ut ornamenta templorum,...
L’humanitas (potrebbe tradursi con "umanità ma è meglio lasciarlo così) dell’Africano Minore si manifestò in tutta la sua bellezza e larghezza:
espugnata Cartagine, inviò dispacci alle città siciliane, affinché per mezzo dei legati recuperassero gli ornamenti dei templi, (sottinteso: che erano stati) trafugati dai Cartaginesi, e provvedessero a riporli al loro posto. (Egli cioè l'Africano) riteneva, infatti, che questo molto si addicesse al popolo romano. (Egli) fornì un ulteriore esempio di pari humanitas.
Avendo scorto, tra i prigionieri venduti all’asta dal questore, un giovane di bell’aspetto e di buona indole, chiese su di lui maggiori ragguagli. Saputo ch’era numida, orfano di padre ed educato dallo zio materno Masinissa e che, a sua insaputa, pieno di giovanile temerarietà, aveva voluto combattere contro i Romani, (egli) pensò di dovergli perdonare l’errore e la giovane età e di dover fare un atto di doveroso omaggio nei confronti di Masinissa, re fedelissimo a Roma.
Pertanto, donò al giovane un anello, una fibbia d'oro, un laticlavio, e e lo affidò a dei cavalieri incaricati di riaccompagnarlo presso Masinissa, stimando che i frutti migliori di una vittoria fossero restituire al re amico un suo loro congiunto per vincolo di sangue
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