Marte collabora alla liberazione di Turi

inizia cum Bruttii atque Lucani odio incitatissimo... finisce Martem patrem tunc populo suo adfuisse

I Bruzii e i Lucani, con violentissimo odio e grandissime forze, bramavano la distruzione della città di Trina, la cui incolumità proteggeva il console C. Fabrizio.

Poiché la cosa veniva condotta con esito incerto e i Romani non osavano intraprendere il combattimento, un giovane di straordinaria grandezza iniziò ad esortarli a prendere coraggio. Poi, vedendoli molto esitanti, afferrate le scale, andò attraverso la schiera dei nemici verso l'accampamento avverso e salì sul vallo.

Da lì, urlando a gran voce, esortò i nostri a prendere l'accampamento dei nemici e i Bruzii e Lucani a difendere le loro cose. Lo stesso giovane con l'impeto delle sue armi abbatté i nemici e li consegnò ai Romani: ventimila furono uccisi, cinquemila furono catturati con il comandante Stazio Statilio.

Il giorno dopo, dopo che il console ebbe detto di conservare una corona vallare per colui che aveva assalito l'accampamento dei nemici, il giovane non fu trovato. Allora si capì e credette che il padre Marte allora avesse soccorso il suo popolo.

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