Pompeo e la guerra contro i Pirati (VERSIONE Velleio Patercolo)
Velleio Patercolo
Converterat Cn. Pompei persona totum in se terrarum orbem et per omnia maior civi habebatur....
La figura di Gneo Pompeo aveva attirato su di sé l’attenzione di tutto il mondo e era considerato dovunque al di sopra di un qualsiasi cittadino comune.
Dopo due anni che egli da console aveva assicurato in maniera assolutamente lodevole che dopo quella carica non avrebbe assunto il governo di nessuna provincia e che aveva mantenuto questa promessa, il tribuno Aulo Gabinio fece una proposta di legge secondo cui, dal momento che proprio come si fa in guerra e non semplicemente in azioni di ruberia, i pirati terrorizzavano il mondo ormai con le loro navi e non più con attacchi furtivi e avevano saccheggiato persino alcune città d’Italia, venisse inviato Gneo Pompeo a sopraffarli e che lui avesse nelle sue mani un potere analogo a quello dei proconsoli in tutte le province fino a cinquanta miglia da Roma.
Con questo decreto del senato veniva conferito ad un unico uomo più o meno il potere su tutto il mondo e tuttavia questa stessa decisione era stata presa due anni prima durante la pretura di Marco Antonio. Ma talvolta una figura come nuoce coll’esempio così accresce o diminuisce l’invidia. Nel caso di Antonio la gente aveva reagito alla cosa di buon grado: di rado infatti si prova invidia per gli onori conferiti a coloro di cui non si teme la forza: al contrario le persone provano paura per i poteri eccezionali nel caso di quelli che danno l’impressione che rinunceranno ad essi o li manterranno a loro capriccio e che seguono come criterio la loro volontà.
Gli aristocratici non erano d’accordo col decreto, ma le loro posizioni vennero sopraffatte dalla foga del momento.
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