L'architetto Dinocrate si reca da Alessandro Magno (versione Vitruvio)

L'architetto Dinocrate si reca da Alessandro Magno versione latino Vitruvio

Dinocrates architectus cogitationibus et sollertia fretus, cum Alexander rerum potiretur, profectus est e Macedonia ad exercitum regiae cupidus commendationis....

L'architetto Dinocrate, fiducioso delle proprie abilità e della propria ingegnosità, mentre Alessandro era impegnato nelle proprie conquiste, partito dalla Macedonia per l'esercito, desideroso di ottenere la lode del suo sovrano.

Per fare in modo che la sua ammissione alla presenza reale fosse facilitata, ottenne lettere dai suoi concittadini e parenti da consegnare a uomini di alto rango e nobiltà che si trovavano attorno alla persona di Alessandro; essendo gentilmente ricevuto da loro, li supplicòdi cogliere la prima occasione per realizzare il suo volere.

Promisero onestamente, ma furono lenti nell'agire, aspettando, come dichiararono, la giusta occasione. Dinocrate pensando tuttavia che rimandassero questo senza giusti motivi, chiese a sè stesso aiuto. Lui era infatti un uomo di alta statura, di piacevole volto e tutt'assieme di aspetto dignitoso. Fidandosi dei doni che la natura gli aveva dotato, si tolse i propri abiti comuni, ed essendosi unto con olio, coronò la sua testa di una ghirlanda di pioppo, mise una pelle di leone a tracolla sulla spalla sinistra, e portando una clava nella mano destra, fece una sortita al tribunale reale, quando il re stava pronunciando giustizia.

Altra versione stesso titolo ma diversa da altro libro

Dinocrates architectus cogitationibus et sollertia fretus, cum Alexander rerum potiretur, profectus est e Macedonia ad exercitum cupidus regiae commendationis....

L'architetto Dinocrate confidando nell'immaginazione e nell'attività, Alessandro impadronitosi del potere, partì dalla Macedonia presso l'esercito desideroso della lode regale.

Egli portò dalla patria lettere da parte di parenti e amici per i primi ranghi e dignitari, per avere accostamenti più facili al re. Quelli garantendo, furono più lenti, aspettando il momento idoneo. E così Dinocrate, pensando che veniva preso in giro da questi, cercò lui stesso una soluzione.  Era stato infatti di elevatissima statura; confidando dunque nei doni della natura pose i suoi abiti nell'albergo e si unse il corpo d'olio e coronò il capo con una fronda di porpora, coprì l'omero sinistro con la pelle di leone, e tenendo una clava con la destra avanzò di fronte alla tribuna, dove il re esercitava il diritto.

La novità avendo allontanato il popolo, Alessandro lo notò.  Meravigliandosi ordinò che gli fosse dato un posto e chiese chi fosse. Ma quello disse: "L'architetto Dinocrate di Macedonia il quale forgio per te l'immaginazione e le forme degne della tua fama. Ed infatti ho forgiato il monte Atone in una figura di una statua virile, con la cui mano sinistra ho tracciato le mura di una grandissima città, con la destra una coppa, per raccogliere l'acqua di tutti i fiumi, che si trovano su questo monte, affinché da lì fosse sprofondata nel mare". Alessandro dilettato chiese se ci fossero dei campi intorno, per sostentare la città con la razione di frumento.

Quello avendo detto di no, allora il re disse: "Dinocrate, ammiro l'egregia composizione della forma e sono attratto da essa. Ma una città senza campi ed i suoi frutti non può crescere e né può essere abitata senza abbondanza di cibo. Tuttavia desidero che tu sia con me, per utilizzare la tua opera". E così Dinocrate seguì il re in Egitto, dove fondò la città di Alessandria.

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