Morte di Cleopatra - Cassio Dione
[13] Καὶ ἡ μὲν τοιαῦτα ὡς καὶ ἐλεηθησομένη ἔλεγε, Καῖσαρ δὲ πρὸς μὲν ταῦτα οὐδὲν ἀπεκρίνατο, φοβηθεὶς δὲ μὴ ἑαυτὴν διαχρήσηται, θαρσεῖν τε...
Da Cassio Dione Storia Romana libro 51
Ed ella con un tale discorso cercava di suscitare la sua pietà, ma Cesare non le diede alcuna risposta, e temendo che si uccidesse, la esortò di nuovo a farsi coraggio, e non smise di prendersi cura di lei, e la trattava con premura, affinché gli rendesse la vittoria ancora più splendida.
Cleopatra, avendo dunque sospettato quest’ intenzione, e ritenendola più penosa di mille morti, desiderò realmente morire, e pregò molto Cesare di ucciderla in qualunque modo, e lei stessa escogitò numerosi espedienti. Poiché non riusciva a portarne a compimento nessuno, finse di cambiare idea, come se riponesse molta speranza sia in quello, sia in Livia, e continuava a dire di voler navigare, e preparò alcuni ornamenti preziosi per donarli a loro, se, ottenendo in qualche modo da questi doni la loro fiducia sul fatto che non aveva intenzione di uccidersi, potesse essere meno sorvegliata e potesse suicidarsi. E fu proprio così che accadde. Giacché infatti gli altri ed Epafrodito, a cui era stata affidata, credendo che i suoi propositi fossero sinceri, la controllavano meno scrupolosamente, lei si preparava a morire nel modo meno doloroso possibile. Dopo aver consegnato un documento sigillato a Epafrodito stesso, con il quale chiedeva a Cesare di ordinare di essere sepolta insieme ad Antonio, affinché, con il pretesto del trasporto di questo, come se contenesse un messaggio diverso, lo tenesse lontano, realizzò il piano.
Infatti, dopo che si fu vestita del suo più bell’ abito, dopo che si fu acconciata nel modo più elegante possibile, dopo che ebbe indossato ogni ornamento regale, morì.[14] E nessuno sa con certezza il modo in cui morì; si trovarono infatti solo delle punture leggere sul suo braccio. Alcuni dicono che vi abbia posto un aspide che era stato portato in un’ idria o anche nascosto in un mazzo di fiori; altri una spilla, con la quale fermava i capelli, intrisa di un veleno che aveva una potenza tale da non far soffrire il corpo in altre condizioni, ma qualora raggiunga il sangue, anche solo una goccia, lo distruggerebbe nel modo più veloce e meno doloroso possibile, e secondo la sua abitudine portava questa spilla in testa e pungendosi prima, e trafiggendosi poi un braccio, la faceva penetrare fino al sangue. In questo o in un modo molto simile morì insieme con due schiave; l’ eunuco infatti, appena quella fu presa, si consegnò volontariamente ai serpenti e dopo essere stata morso da quelli, fu lanciato in un’ urna sepolcrale preparata per lui. Quando Cesare venne a sapere della sua morte, si sbalordì, e non rimase a vedere solo il suo corpo, ma si servì di alcuni rimedi e degli Psilli, se mai riuscisse a riportarla in vita. Questi Psilli sono uomini (non nasce infatti nessuna Psilla nella popolazione degli Psilli)
e sono in grado di succhiare via ogni veleno di ogni rettile, prima che chi sia avvelenato muoia, e questi stessi uomini, anche se morsi, non ricevono alcun danno da nessuno di questi animali. E nascono gli uni dagli altri, e provano i loro figli sia ponendoli in qualche luogo con i serpenti, oppure gettando le loro fasce su alcuni serpenti; né infatti possono fare alcun male al bambino, e intorpidiscono sotto i loro vestiti. Essendo tale la realtà dei fatti, Cesare, non potendo in alcun modo resuscitare Cleopatra, provò ammirazione e pietà per lei, e lui stesso soffrì molto, come se fosse stato privato di tutta la gloria acquistata in guerra.
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