Timore dei Cesaricidi
Εκεινοι μεν τον Κικερωνα συνεχως ανεκαλουν Εκεινοι μεν τον Κικερωνα συνεχως ανεκαλουν ο δε ομιλος ουτ'αλλως επιστευε σφισιν αληθευειν ουτε...
Quelli chiamavano continuamente Cicerone, mentre la folla del resto non era altrimenti convinta che loro dicessero la verità né si placava con facilità; sul tardi poi, finalmente e a fatica, preso coraggio, poiché neppure uno veniva ucciso né catturato, si tranquillizzarono.
E quando i senatori si riunirono in assemblea, gli assassini dissero molte cose contro Cesare e in favore della democrazia, e li invitavano ad essere fiduciosi e a non attendersi nulla di temibile. Quelli dicevano così e invocavano continuamente il nome di Cicerone, ma la plebe del resto né credeva che dicessero la verità, né se ne stava buona facilmente. Tuttavia dopo un po', a fatica, poiché nessuno veniva ucciso o preso, si fecero coraggio e si tranquillizzarono.
E riunitisi quelli in senato, gli assassini dissero molte cose contro Cesare e per la democrazia, e li invitarono a farsi coraggio e a non aspettarsi nulla di terribile. Dicendo altre cose del genere, li calmarono, soprattutto perché non avevano fatto torto ad alcuno. E tuttavia essi temevano, per esempio, che qualcuno facesse in senato qualcosa contro di loro, e salirono al Campidoglio con l'intenzione di pregare gli dei, e passarono lì il giorno e la notte. Ad essi si unirono anche altri dei nobili, che non avevano partecipato alla cospirazione, ma, vedendo che quelli parevano averne guadagnato in lodi, erano desiderosi di ottenere la fama che ne era derivata e i premi che avevano ricevuto.
E tuttavia gli accadde giustamente di ottenere l'effetto contrario, giacché né ebbero il merito dell'azione, non avendovi partecipato per nulla, mentre, essendo considerati complici dei cospiratori, si procurarono il pericolo che minacciava coloro che l'avevano messa in atto.
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