Olintiaca 1.14

Τί οὖν, ἄν τις εἴποι, ταῦτα λέγεις ἡμῖν νῦν; Ἵνα γνῶτ', ὦ ἄνδρες Ἀθηναῖοι, καὶ αἴσθησθ' ἀμφότερα, καὶ τὸ προΐεσθαι καθ'ἕκαστον ἀεί τι τῶν...

Perché dunque, potrebbe dire qualcuno, ci dici adesso queste cose? Perché sappiate, o Ateniesi, e vi rendiate conto di entrambe le cose, sia com’è svantaggioso lasciar perdere sempre ad una ad una qualcuna delle occasioni sia l’energica attività di cui si serve e con cui convive Filippo, per cui non c’è motivo perché, appagato dalle imprese compiute, se ne stia tranquillo.

Ma se egli avrà deciso che è necessario fare sempre qualcosa in più di ciò che ha, voi invece che non si deve por mano con fermezza a nessuna delle occasioni, esaminate dove mai c’è speranza che queste cose finiscano.

15. Πρὸς θεῶν, τίς οὕτως εὐήθης ἐστὶν ὑμῶν ὅστις ἀγνοεῖ τὸν ἐκεῖθεν πόλεμον δεῦρ' ἥξοντα, ἂν ἀμελήσωμεν; Ἀλλὰ μήν, εἰ τοῦτο γενήσεται,...

Per gli dei, chi di voi è così ingenuo da ignorare la guerra che di là arriverà qui se non ce ne preoccuperemo?

Ma certo, se questo accadrà, o Ateniesi, io temo che, come chi ha ottenuto facilmente un prestito ad alti interessi, dopo essere stato per breve tempo agiato perde poi anche i beni antichi, così anche noi, se sembriamo esserci abbandonati all’ozio a caro prezzo, cercando anche tutto per il piacere, in seguito veniamo nella necessità di fare molte e difficili cose di quelle che non vorremmo, e corriamo pericoli per quelle che ci sono nel territorio stesso.

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