Demostene - Sulla Corona 193

μὴ δὴ τοῦθ’ ὡς ἀδίκημ’ ἐμὸν θῇς, εἰ κρατῆσαι συνέβη Φιλίππῳ τῇ μάχῃ· ἐν γὰρ τῷ θεῷ τὸ τούτου τέλος ἦν, οὐκ ἐμοί. ἀλλ’ ὡς οὐχ ἅπανθ’ ὅσ’ ἐνῆν κατ’ ἀνθρώπινον λογισμὸν εἱλόμην, καὶ δικαίως ταῦτα καὶ ἐπιμελῶς ἔπραξα καὶ φιλοπόνως ὑπὲρ δύναμιν, ἢ ὡς οὐ καλὰ καὶ τῆς πόλεως ἄξια πράγματ’ ἐνεστησάμην καὶ ἀναγκαῖα, ταῦτά μοι δεῖξον, καὶ τότ’ ἤδη κατηγόρει μου.

Non imputare questo a mia colpa, se è successo a Filippo di vincere nella battaglia: infatti, il risultato di questo dipendeva dal Dio, non da me. Dimostrami invece che non ho fatto tutte le scelte possibili secondo le capacità umane di calcolo e che non le ho attuate con rettitudine, con zelo e con la disponibilità ad affrontare ogni fatica al di sopra delle mie forze, e che non ho intrapreso azioni nobili, degne della città e necessarie, dimostramelo, e solo dopo rivolgimi le tue accuse.

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