Modo di comporre di Virgilio
Cum Georgica scriberet, traditur Vergilius mane plurimos versus dictare solitus... tibicinibus interponi ad sustinendum opus, donec solidae columnae advenirent
Mentre scriveva le Georgiche, si tramanda che Virgilio ogni giorno dopo che meditava di mattina era solito dettare moltissimi versi ritoccandoli anche (ac) per tutto il giorno per ricavarne pochissimi, dicendo non fuori luogo che egli partoriva la poesia (parere carmen)
come fa l’orsa (more ursae, secondo l’abitudine dell’orsa), e che alla fine le dava forma (alla poesia) leccandola*. Si dedicò a comporre a brano a brano l’Eneide, composta in prosa prima in forma di discorso e divisa in dodici libri, a seconda che gli piacesse qualcosa e non mettendo nulla in ordine.
E, affinché qualche cosa non ne frenasse l’impeto, trascurò qualche cosa imperfetta, rafforzò altre con armoniosi versi, che (quae)
diceva, per scherzo, essere staccate a favore dei flautisti [per favorire i flautisti], per agevolarne l’opera, finchè risultassero delle colonne intere.
* trattasi di una similitudine: come l’orsa partorisce gli orsacchiotti informi e poi li modella leccandoli, così Virgilio diceva che faceva lui con i suoi versi, “partorendoli” di getto e poi “limandoli” fino a dare ad essa una forma
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