Timoteo e la vera felicità

Timoteo e la vera felicità versione greco Eliano

Ακουω Τιμοθεον του Κονωνος τον Αθηναιων στρατηγον, οτε εν ακμη της ευτυχιας .... οτι μη εν τουτοις αλλ'εν τη παῥ Αθηναιων δοξη και τιμη ην

Ascolto che Timoteo figlio di Conone lo stratega degli ateniesi, quando era al culmine del successo, e conquistava le città in modo molto rapido, quando incontrò per caso Platone, figlio di Aristone, che camminava fuori le mura con alcuni discepoli e che lo vedeva maestoso e favorevole nel volto, il quale discuteva non delle tasse delle ricchezze né di triremi, né degli equipaggiamenti delle navi, né degli armamenti, né del fatto che fosse necessario soccorrere né della tassa degli alleati né degli isolani o di qualche altro chiacchiericcio insulso di tal genere, ma di quelle cose di cui Platone parlava e delle quali era abituato ad occuparsi, fermandosi, il figlio di Conone, disse:

“o vita e o reale felicità”. Da ciò, dunque, era chiaro che Timoteo dichiarava che lui stesso non era per nulla felice poiché (la felicità) risiedeva non in queste cose ma nella fama e nell’onore degli Ateniesi

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