Spregiudicato consiglio di Alcibiade a Tissaferne
Giustino Cotidie discere
Inizio: Alcibiades ad Tissaphernen, praefectum Darei regis, profugit, fine: ne aut victoriam daret, aut necessitatem deponendi belli inponeret.
Alcibiade sfuggì da Tissaferne, satrapo del re Dario, presso il quale si insinuò rapidamente con compiacenza e condiscendenza compiacevole.
Infatti era sia nel fiore dell'età sia maestoso nell'aspetto e non meno illustre anche tra gli Ateniesi per l'eloquenza, ma uomo eccellente anche nell'impegno di procacciarsi amicizie e nel conservarle, perché dapprima i difetti dei suoi usi erano all'inizio celati sotto l'ombra dell'eloquenza. Dunque egli convince Tissaferne a non pagare uno stipendio tanto grande alla flotta degli spartani ed a chiamare infatti a partecipare agli impegni gli Ioni, per la libertà dei quali, dato che pagavano tributi agli Ateniesi, fosse intrapresa una guerra.
Ma senza dover soccorrere con tutte le proprie forze i Lacedemoni: dal momento che doveva tenere a mente di dovere a sé stesso la vittoria di altri, non dare luogo alla propria, e di dover sostenere la vittoria fino a tanto che la mancanza di mezzi non lo abbandonasse. Infatti che il re dei Persiani, in disaccordo con i Greci, diventasse arbitro della pace e della guerra e diventasse vincitore con le armi degli stessi, qualora non potesse con le proprie; ma che dovesse subito combattere con i vincitori a guerra conclusa. E così che la Grecia dovesse essere schiacciata con le guerre civili, affinché non avesse tempo per quelle esterne, e dovessero essere pareggiate le forze delle parti e sollevate con l'aiuto quelle inferiori.
Infatti non si sarebbero calmati gli Spartani dopo questa vittoria, perché si erano proclamati vindici della libertà della Grecia. Il discorso piacque a Tissaferne. E così furono forniti viveri insufficienti, non fu inviata la flotta regia al completo, o per non dare la vittoria o perché la necessità non imponesse di terminare la guerra.
Le versioni del tuo libro senza doverle cercare?