Verso la stipulazione di una pace

Greco lingua e civiltà 2 pagina 295 numero 130

ὁ μέντοι Τισσαφέρνης τό τε Κύρειον στράτευμα καταλογιζόμενος ὡς ἐπολέμησεν αὐτοῖς καὶ τούτωι πάντας νομίζων ὁμοίους εἶναι τοὺς Ἕλληνας, οὐκ...

Tissaferne, invece, considerando il valore delle truppe di Ciro con le quali si era già scontrato e ritenendo che i Greci fossero tutti così, non voleva combattere, e inviò messi a Dercillida per comunicargli che voleva avere un colloquio con lui.

Dercillida andò a incontrarli con i suoi soldati più prestanti della cavalleria e della fanteria, e disse loro: «Veramente io mi preparavo a combattere, come vedete; ma dal momento che Tissaferne vuole un colloquio, non sarò certo io a rifiutarglielo. Se si decide di averlo, dobbiamo però scambiarci garanzie e ostaggi». 19 Così convenuto e soddisfatte le richieste avanzate, gli eserciti si ritirarono quello dei barbari a Traile, in Caria, e quello dei Greci a Leucofri, 38 dove si trova un santuario di Artemide molto venerato, su di un lago largo più di uno stadio, dal fondale sabbioso, alimentato ininterrottamente da acqua potabile e calda. Questo è ciò che avvenne quel giorno; il seguente, si incontrarono nel luogo convenuto e decisero di chiedersi le reciproche condizioni di pace. 20 Dercillida rispose:

«Che il Re lasci l'autonomia alle città greche», mentre Tissaferne e Farnabazo: «Che l'esercito greco abbandoni il territorio e gli armosti spartani le città». Stabilite queste condizioni, conclusero una tregua per poterle riferire Dercillida a Sparta, e Tissaferne al Re.

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