Il leone, Prometeo e l'elefante (Il Greco di Campanini)
Il leone, Prometeo e l'elefante. Il greco di Campanini, pag. 364, n. ro 115 Prometeo creava i nobili e possenti leoni e armava (ὁπλίζω)
le bocche di zanne, muniva le zampe di artigli e li faceva re di tutti gli animali, ma ugualmente il leone si lamentava (οἰμώζω)e diceva: "Pur essendo tale, eppure ho paura del gallo". Prometeo rispondeva al leone che lo rimproverava (αἰτιάομαι) a torto visto che gli aveva dato vigore e bellezza e diceva che per codardia (δέος-ους) il coraggio veniva meno (μαλακίζω) al leone di fronte ad un debole animale.
Il leone, piangendo, si biasimava per la codardia e voleva subito morire. Meditando in tal modo nell'anima si imbatte in un elefante e, dopo averlo salutato (προσαγορεύω), si ferma per parlare (parlando). Vedendo poi che l'elefante agita (κινέω) continuamente le orecchie, si stupisce e chiede il perché (motivo).
L'elefante: "E' una zanzara" diceva "che ronza intorno alle mie orecchie e, se penetra nel condotto acustico, muoio". Il leone si rianima (σύνειμι) perché a torto se era lamentato quando anche l'elefante che è enorme e possente, era impaurito (πλήσσω) da una microscopica formica.