Pretestuosi provvedimenti dei trenta contro i meteci
Kosmos numero 211
οὑμὸς πατὴρ Κέφαλος ἐπείσθη μὲν ὑπὸ Περικλέους εἰς ταύτην τὴν γῆν ἀφικέσθα... Fine: ὡς ἐγὼ περὶ τῶν ἐμαυτοῦ πρῶτον εἰπὼν καὶ περὶ τῶν ὑμετέρων ἀναμνῆσαι πειράσομαι.
Mio padre Cefalo fu convinto da Pericle a venire ad abitare in questa regione, vi abitò per trent’anni e mai né noi né lui citammo in giudizio o fummo citati, ma vivevamo retti da governo democratico così che non commettemmo mancanze nei confronti degli altri, né venimmo offesi da altri.
Dopo che i Trenta, che erano dei poveracci e dei sicofanti, salirono al potere, affermando che era necessario rendere la città libera dai malvagi e che gli altri cittadini si dedicassero alla virtù e alla giustizia e, sebbene dicessero queste cose, non osavano praticarle, come io, avendo parlato prima delle mie e delle vostre vicende cercherò di farvi ricordare.