Un uomo nel gineceo

Meltemi pagina 150 numero 123

Ημείς γαρ έπεθυμήσαμεν, ω βουλή, Θεοδότου, Πλαταϊκοΰ μειρακίου, και εγώ μεν ευ ποιών αυτόν ήξίουν ειναί μοι φίλον, ούτος δε υβρίζων και παρανομών φετο άναγκάσειν αυτόν ποιέίν ο τι βούλοιτο....

Noi eravamo innamorati di Teodoto, giovinetto plateese e io trattandolo bene ritenevo di essergli caro costui invece usando violenza e contro ogni norma è riuscito a costringerlo a fare quello che volesse quante cose cattive dunque egli fu persuaso da lui a farebbe sarebbe pesante impresa dirlo.

Quante torture ho subito io ritengo che bisogna che voi le ascoltiate. Venuto a sapere infatti che il giovinetto si trovava presso di me, venuto a casa mia di notte ubriaco, sfondate le porte, entrò nella parte riservata alle donne quando all'interno c'erano mia sorella e due nipoti che vivevano in una maniera così accostumata dal vergognarsi di essere viste anche dagli abitanti della casa..Costui dunque arrivò a tal punto di arroganza che non volle andarsene prima che coloro che erano intervenuti e quelli che erano arrivati con lui, lo portassero via con la forza, reputando eccessivo il suo comportamento verso ragazze giovani e orfane.

E fu tanto lontano dal pentirsi delle violenze commesse che, trovando il luogo in cui mangiavamo, faceva una cosa molto sconveniente ed incredibile, se nessuno sapesse quanto è pazzo

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