Un corvo incita Cicerone alla fuga - Versione greco di Plutarco
Un corvo incita Cicerone alla fuga
Versione grecoPlutarco
Questa versione è diversa a seconda del libro di testo scolastico per questo trovate più traduzioni
TRADUZIONE N. 1
Cicerone venendo a sapere in cuor suo sia molte cose sconvolgenti e sia la decisione avversa affidò ai servi per raggiungere Gaeta con una navigazione avendo dei poderi e un rifugio vantaggioso, nella stagione dell'estate, quando dei venti periodici soffiarono più dolcemente. Una zona ha un tempio di apollo un pò al di sopra del mare.
Di qui i corvi stretti insieme e in massa con uno strepito si rivolgono alla nave di Cicerone che si muoveva verso la terra e diffondendosi sulla vela dall'una e dall'altra parte alcuni gridavano altri beccavano e l'estremità di ciò che si srotola e sembrava a tutti che fosse un segno malvagio.
Cicerone sbarcò ed entrò in casa, si stese per riposare. molti dei corvi si posarono sulla finestra gridando in modo chiassoso.
Traduzione n. 2
Cicerone poiché aveva in mente molti turbamenti e decisioni mutevoli, consegnò se stesso ai domestici per trasferirsi verso Gaeta attraverso la navigazione, poiché aveva là una villa e un rifugio piacevelo per la stagione estiva, quando i venti etesi molto soavemente soffiano.
Il luogo ha anche un piccolo tempio dedicato ad Apollo sul mare. Di li essendosi sollevati i corvi insieme, si avvicinarono gracchiando alla nave di Cicerone che si spingeva verso terra e occupando da entrambi i lati l'albero maestro alcuni gridavano, altri tagliavano l'estremità della corda, e sembrava a tutti che fosse un segnale sfortunato.
Dunque Cicerone sbarcò, ed essendo giunto presso la villa, si stese per riposarsi.
Molti tra i corvi si posarono su un davanzale stridendo tumultuosamente, e uno scendendo sul letto di Cicerone che si copriva portava via il mantello con il becco.
Traduzione da altro libro testo diverso
καὶ πολλὰ ταραχώδη καὶ παλίντροπα βουλεύματα τῇ γνώμῃ μεταλαμβάνων, παρέδωκε τοῖς οἰκέταις ἑαυτὸν εἰς Καιήτας κατὰ πλοῦν κομίζειν, ἔχων...
Dopo aver fatto e disfatto con la mente un gran numero di progetti, uno più confuso dell'altro, ordinò ai suoi servi di condurlo per mare a Gaeta: là, infatti, possedeva un podere, ameno rifugio alla calura estiva, quando con piacevolissima brezza soffiavano i venti etesi.
In quella località vi era anche un tempietto, alto sul mare, consacrato ad Apollo. Dal promontorio uno stormo di corvi gracchianti si alzò in volo per dirigersi all'imbarcazione di Cicerone, che procedeva verso terra a forza di remi. Gli uccelli si posarono su entrambi i lati dell'antenna e in parte si misero a rumoreggiare, in parte spezzarono i capi delle corde.
A tutti il presagio sembrò rivelarsi funesto. Cicerone, comunque, sbarcò e, recatosi nella sua villa, si coricò per riposare.
Ma i corvi si appollaiarono qua e là sulla finestra in gran numero, con grande frastuono; uno di essi, poi, volò giù sul letto, afferrò col becco la veste con cui Cicerone si era coperto il volto, e a poco a poco la sfilò via
Traduzione dal libro remata