Licurgo Contro Leocrate 47 - 48 - 49 Elogio dei caduti di Cheronea
CONTRO LEOCRATE 47 50
Licurgo Elogio dei caduti di Cheronea
Ἐκεῖνοι γὰρ τοῖς πολεμίοις ἀπήντησαν ἐπὶ τοῖς ὁρίοις τῆς Βοιωτίας ὑπὲρ τῆς τῶν Ἑλλήνων ἐλευθερίας μαχούμενοι, οὐκ ἐν τοῖς τείχεσι τὰς...
Infatti costoro andarono contro i nemici sui confini della Beozia combattendo per la libertà dei greci, non riponendo le speranze di salvezza nelle mura, né permettendo ai nemici di fare del male al paese, ma pensando che il proprio valore fosse una difesa più sicura dei recinti di pietra, e vergognandosi di permettere che fosse devastata colei che li aveva nutriti, logicamente: come infatti verso quelli che hanno generato per natura e quelli fatti per legge tra i padri non allo stesso modo si trovano tutti negli affetti, così anche verso le terre che non spettano per natura, ma sono state in seguito acquisite sono disposti in modo più indifferente.
Dunque basandosi su tali convinzioni e partecipando dei pericoli a parità con gli uomini migliori, non allo stesso modo ebbero in comune la sorte; del valore infatti non godono i frutti vivendo, ma hanno lasciato la fama morendo, non essendo stati sconfitti, ma essendo caduti proprio dove erano stati schierati per combattere in difesa della libertà. E se bisogna anche dire una cosa certo assolutamente incredibile, ma vera, quelli sono morti vincendo. Quelli che infatti sono premi di vittoria della guerra per gli uomini valorosi, libertà ed eroismo, questi entrambi toccano in sorte ai caduti.
E poi non è neppure possibile dire che sono stati sconfitti coloro che negli animi non hanno paventato la paura degli invasori. Soli infatti coloro che muoiono gloriosamente nelle guerre nessuno potrebbe dire giustamente che sono stati sconfitti: infatti, per fuggire la schiavitù, scelgono una morte gloriosa.
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