Augusto e i corvi parlanti
Sublimis Actiaca victoria revertebatur....Ad quod Caesar risit emique avem iussit
Ritornava dalla vittoria di Azio al culmine della gloria. Gli si fece incontro fra la gente che si congratulava un tale con un corvo in mano a cui aveva insegnato a dire: "Salve, Cesare, vincitore, imperatore". Cesare Augusto, ammirando la deferenza di quell'uccello, lo comprò per ventimila sesterzi.
Un compagno dell'artefice di quella trovata, a cui non era toccato nulla di quella generosità, assicurò Cesare Augusto che colui aveva anche un altro corvo: lo pregò che se lo facesse portare.
Fu portato, e pronunciò le parole che aveva imparato: "Salve, vincitore, imperatore, Antonio"....
Per nulla irritato, egli si limitò ad ordinare a quel tale di dividere con il compagno l'elargizione ricevuta.
Salutato in maniera analoga da un pappagallo, lo fece comperare. Per la stessa ragione ammirando una gazza, comprò anche questa. Indotto da tali precedenti, un povero calzolaio si mise ad istruire un corvo a rivolgere lo stesso saluto: ridotto all'estremo per il gravoso impegno, soleva spesso ripetere all'uccello che non rispondeva: "Fatica e soldi sprecati". Un giorno finalmente il corvo cominci?
a dire il saluto che gli era stato insegnato. Augusto lo udì passando e rispose: "Ne ho abbastanza a casa di tali salutatori". Ma al corvo era rimasta in mente anche la frase che era solito sentir ripetere dal padrone quando si lamentava, e soggiunse:
"Fatica e soldi sprecati". Al che Cesare Augusto scoppiò a ridere, e fece comprare l'uccello pagando un prezzo superiore
Le versioni del tuo libro senza doverle cercare?