La vendetta della vendetta
Itinera compone pagina 249 numero 164
Inizio: Rem atrocem nec tantum epistula dignam Larcius Macedo vir praetorius a servis suis passus est, ... ut occisi solent. (Plinio il Giovane)
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Il macedone Larcio uomo pretorio, padrone peraltro superbo e severo, patì dai suoi servi una atroce sorte, tanto degna per una lettera, e che poco, o forse anzi troppo, ricordava che suo padre era stato schiavo.
Si stava lavando nella villa di Formia. I servi lo accerchiano all'improvviso. Uno gli afferra la gola, un altro la bocca, un altro il petto e il ventre, e anche -terribile a dirsi - pesta le parti vergognose; e credendolo morto , lo gettano su un pavimento infuocato in modo che esperimentassero se fosse vivo. Quello o se perché non se ne accorgeva o se fingeva di non accorgersene, immobile e esteso a terra soddisfò l'indizio di una morte trafitta.
Solo allora essendosi quasi sciolto per il calore viene portato via; i servi più fedeli lo presero, le concubine accorrono con un urlo e con clamore. Così svegliato dagli strepiti e rianimato dalla frescura del luogo essendo stati gli occhi sollevati ed essendo il corpo messo in movimento diede a vedere di essere vivo (ed era già al sicuro).
I servi fuggono disordinatamente. gran parte di essi è stata presa, agli altri si sta dando la caccia. Il padrone, tornato a stento per pochi giorni in vita, morì non senza la consolazione della vendetta, vendicato da vivo come si usano vendicare gli uccisi.
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