Plinio si scusa con l'amico Sabino per la brevità delle proprie lettere
Plinio il giovane si scusa con l'amico
Sabino per la brevità delle proprie lettere
Facis iucunde, quod non solum plurimas epistulas meas, verum etiam longissimas flagitas; in quibus parcior fui, partim quia tuas...
Mi fa piacere che tu chieda insistentemente le mie lettere non solo tante, ma anche molto lunghe; in esse sono stato piuttosto breve, in parte perché ero in ansia per le tue cose, in parte perché io stesso ero molto preso da affari per lo più superficialii, che però nello stesso tempo prendono l’animo e lo stancano.
Inoltre non mi si porgeva (alcun) argomento per scrivere; certamente la mia (plurale maiestatis) situazione non è la stessa rispetto a quella di Cicerone, al cui esempio ci riporti. Infatti lui infatti aveva a disposizione con molta larghezza uno spirito molto fertile, e pari allo spirito sia la molteplicità delle situazioni, sia la grandezza delle circostanze.
Noi invece siamo chiusi in i limit strettii, lo sai, senza bisogno che io (te) lo dica; a meno che non (io non voglia) vogliamo delle lettere di tipo scolastico e per dire così, scritte agevelmente all'ombra della stanza da studio. Ma noi non stimiamo niente meno adatto quando prendiamo in considerazione le vostre armi, l'accampamento militare, quando poi stimiamo, le trombe, il sudore, la polvere e il sole. Hai avuto, come credo, una scusa valida, che tuttavia non so se desidererei che fosse da te accettata;
infatti è proprio di un grande affetto non offrire il perdono alle brevi lettere degli amici, nonostante che tu sia a conoscenza che loro hanno un motivo giusto. Stammi bene.
Le versioni del tuo libro senza doverle cercare?