Preoccupazione di Plinio per la salute dell'amico Tito Aristone

Perturbat me longa et pertinax valetudo Titi Aristonis, quem singulariter et miror et diligo....

Da lungo tempo sono fermo a Roma, e per giunta preoccupato. Mi preoccupa (infatti) la lunga e pertinace malattia di Tizio Aristone, (una persona)

che io ammiro molto, e a cui voglio molto bene. Non c'è nulla di più autorevole, più probo, più colto di lui, tal che non solo un singolo individuo, ma la stessa letteratura e tutte le arti liberali mi sembrano correre un gravissimo pericolo, a causa della malattia di costui.

Un uomo così tanto ferrato nel diritto e pubblico e privato! E quante fra le cose, quanti fra gli esempi, quante (testimonianze) del passato egli custodisce (nella memoria) Non c'è alcunché che lui i non possa insegnarti. Ogni volta che io (gli) chiedo un qualcosa di astruso lui è per me un pozzo di scienza!

E quanta fiducia ed autorità c'è nelle sue parole (ha nelle sue parole - dativo di possesso)! Che ce che lui non sappia all'istante? Questa grandezza d'animo vementemente ammiro.

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