Un uomo, una donna: lontananza e inquietudine

C. PLINIUS CALPURNIAE SUAE S. Numquam sum magis de occupationibus meis questus, quae me non sunt passae aut proficiscentem te valetudinis causa in Campaniam prosequi aut profectam e vestigio subsequi....

Plinio saluta la sua Calpurnia. Non sono mai stato più rammaricato a proposito dei miei impegni che non mi hanno consentito né di accompagnar(ti) mentre ti recavi in Campania per motivi di salute, né di raggiungerti, una volta che, di punto in bianco, te ne sei ripartita.

Soprattutto ora vorrei esserti accanto, per appurare - con i miei (stessi) occhi - se ti sei ristabilita e se hai smaltito, senza traumi, le frivolezze del luogo e l'opulenza della zona. Eppure, mi mancheresti, non senza trepidazione, anche (se ti sapessi)

ristabilita; trasmette, infatti, incertezza ed ansia il non ricever notizie - per un certo periodo di tempo - non sapere nulla a riguardo di chi si vuole bene. In questo momento, poi, la consapevolezza della tua assenza e la tua debole salute, mi lascia inquieto, di un'inquietudine ncerta e varia. Ho paura di tutto, immagino di tutto e com'è tipico di coloro che provano paura, m'immagino soprattutto le cose per me più terribili.

Per questo motivo, ti prego di consolare il mio timore, (inviandomi) ogni giorno una, o anche due, lettere. Mi tranquillizzerò leggendole, anche se - appena dopo averle lette proverò timore. Saluti.

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