La città di Roma (Versione latino Plinio il Vecchio)
La città di Roma
versione latino Plinio il Vecchio
Naturalis Historia III 66 67
Urbem tris portas habentem Romulus reliquit aut, ut plurimas tradentibus credamus, IIII....
Romolo lasciò Roma, che aveva tre porte o quattro, per credere a coloro che ne riportano le più. Le sue mura sotto i Vespasiani imperatori e censori, l’anno ottocento e ventotto dalla fondazione, compresero nel suo giro tredicimiladuecento passi, che abbracciano sette monti.
Essa è divisa in quattordici regioni e duecentosettantacinque compiti dei Lari. La misura dello spazio della medesima, per chi percorra direttamente dal migliaio stabilito in capo del Foro Romano, fino a ciascuna porta (che sono oggi in numero di trentasette, così che le dodici porte si numerino una sola volta, e se ne tralascino sette delle vecchie che non sono più di uso) forma per dritto trentamilasettecentosettantacinque passi:
al fine delle case però col Castro Pretorio dallo stesso migliaio per i borghi (o isole) di tutte le vie la misura comprende poco più di settanta mila passi. Dove se qualcuno vi vorrà aggiungere l'alterzza dei tetti la giudicherà degna di grande stima e confesserà che non c 'è città in tutto il mondo, che se le possa esser uguale di grandezza.
E' serrata verso levante dall'argine di Tarquinio il superbo opera meravigliosa fra le prime. Egli lo pareggiò con le mura dove l'entrata era più piana. Altrove era fortificata da altissime mura o dai monti discoscesi senonchè i tetti, che escono fuori dal loro spazio, vi aggiunsero di molte città.
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