Lavoro duro in miniera
Cuniculi per magna spatia acti sunt et cavantur montes lucernarum luminis; multis mensibus hominibus facultas solis lucem videndi («di vedere») non est....
Le gallerie furono eseguite per lunghi percorsi ed i monti sono scavati alla luce delle lucerne; per molti mesi non è data agli uomini la possibilità di vedere la luce del sole. Le fenditure crollano all'improvviso e schiacciano gli operai.
Sembra temerario cercare perle e murici per la porpora nel (lett. dal) profondo del mare: tanto più pericolosa rendemmo la terra! Portano quegli uomini con le spalle per giorni e per notti attraverso le tenebre, finché non scorgono la luce. Quando una roccia è lunga e grande segue un muscoloso minatore e l'aggira.
E tuttavia il lavoro nella pietra è considerato più facile. La terra infatti mista all'argilla è considerata pressoché inaggredibile. Danno colpi in essa con cunei di ferro e con gli stessi martelli e ritengono che nulla sia più duro. Le testate dei fornici (le imboccature delle gallerie) cedono per ultime e danno il segnale del crollo, e di esse si accorge solo la sentinella sulla cima del monte.
Costui con gran voce e cenni arresta i lavori e nello stesso momento scappa egli stesso. Il monte crolla con un lungo fragore che la mente umana non può concepire e allo stesso modo con un soffio incredibile. Contemplano vincitori la rovina della natura.
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