I Quattrocento prendono il potere
ὡς δὲ τούτῳ τῷ τρόπῳ ἥ τε βουλὴ οὐδὲν ἀντειποῦσα ὑπεξῆλθε καὶ οἱ ἄλλοι πολῖται οὐδὲν ἐνεωτέριζον, ἀλλ' ἡσύχαζον, οἱ δὲ τετρακόσιοι...
Quando con questo metodo l'assemblea fu sciolta senza il più lieve fermento o resistenza, visto che il resto della cittadinanza subiva, anziché tentare qualche gesto impulsivo, i Quattrocento penetrarono nel Consiglio e dal loro stesso numero estrassero a sorte i Pritani;
e resi agli dei i debiti sacrifici e offerte, entrarono in carica. In progresso di tempo però si distinsero profondamente dalla regola di governo democratica (tranne che per la pratica di non richiamare i fuoriusciti, per via di Alcibiade)
e, in generale, vessarono la città con un autoritarismo violento, suppliziarono un certo numero, non alto, di soggetti che per utilità politica parve opportuno eliminare; altri gettarono in carcere, ed altri ancora fecero cambiare aria per forza.
Poi spedirono un araldo ad Agide, re degli Spartani acquartierato a Decelera, comunicandogli l'intenzione di trattare la pace. Era logico sperare ch'egli preferisse stabilire un dialogo pacifico con loro, e non più con un governo democratico cui non poteva accordare la sua fiducia.
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