Enea narra di aver sognato Ettore - Versione latino VIRGILIO
Enea narra di aver sognato Ettore
Tempus erat quo prima quies mortalibus aegris incipit et dono divum gratissima serpit....
Era il il momento nel quale per i mortali affaticati il primo sonno comincia e serpeggia graditissimo per dono degli dei. Nei sogni, ecco, davanti agli occhi mi sembrò presentarsi Ettore mestissimo e versare larghi pianti, come quando strappato dalle bighe e nero di cruenta polvere e trafitto nei piedi gonfi per le cinghie.
Ahimè, qual era, quanto mutato da quell’Ettore che ritorna rivestito delle spoglie d’Achille o dopo aver gettato fuochi frigi sulle poppe dei Danai. portando una barba incolta e capelli uinzuppati di sangue e quelle ferite, che numerosissime ricevette attorno alle mura patrie. Inoltre mi sembrava che io piangendo chiamassi l’eroe ed esprimessi angosciose frasi: “O luce dei Dardania, o sicurissima speranza dei Teucri, quali sì lunghi indugi ti trattennero?
Da quali spiagge vieni, o aspettato Ettore? come ti vediamo dopo molte morti dei tuoi, dopo vari affanni di uomini e della città, noi stanchi. Quale indegna causa macchiò le fattezze serene? o percchè scorgo queste ferite? Egli nulla, né aspetta me che chiedo cose vane, ma traendo dolorosamente dal profondo del cuore i gemiti: “Ah. fuggi, figlio di dea, dice, e togliti da queste fiamme. Il nemico tiene le mura; Troia crolla dall’alta cima. Abbastanza fu dato alla patria e a Priamo: se Pergamo si fosse potuta difendere con la destra, sarebbe stata difesa anche da questa.
Troia ti consegna le cose sacre ed i Penati; prendi questi come compagni dei fati con questi cerca le grandi mura che infine costruirai, percorso il mare" Così dice e con le mani trae fuori dai profondi penetrali le bende, Vesta potente e l'eterno fuoco
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