Il passo 32 del libro XXX di Livo e la tua versione è tutta contenuta qui (testo latino a fianco trovi traduzione)
Appena furono giunti nei loro accampamenti, entrambi intimarono ai propri soldati di tenere pronti gli animi e le armi per lo scontro decisivo, dal momento che, se la sorte fosse stata propizia, sarebbero stati vincitori non già per una sola giornata ma per sempre. Il giorno seguente, prima del calar della notte, avrebbero saputo se sarebbe toccato a Roma o a Cartagine legiferare per i popoli; non l’Africa né l’Italia sarebbe stata la ricompensa per la vittoria, ma il mondo intero; il pericolo sarebbe stato pari al premio per chi fosse uscito sconfitto dalla battaglia. Per i Romani infatti non c’era alcun rifugio in una terra straniera e sconosciuta, e sui Cartaginesi, se avessero perduto le ultime risorse militari, sembrava incombere la prospettiva di un immediato sterminio. A questa prova decisiva si apprestavano, il giorno seguente, i due più famosi comandanti di due potentissimi popoli, i due più valenti eserciti, destinati in quel giorno ad accrescere il numero delle glorie già ottenute o a vanificarle tutte Pertanto l’incerta speranza e il timore agitavano gli animi; a quelli che osservavano ora il proprio schieramento ora quello dei nemici, soppesandone le forze
più con lo sguardo che non con la ragione, si presentavano pensieri ora lieti ora tristi. Le
considerazioni che non venivano spontaneamente alla mente dei soldati, i comandanti le
richiamavano alla memoria con ammonimenti ed esortazioni
TESTO LATINO AGGIUNTO DALL'admin
In castra ut est ventum, pronuntiant ambo arma expedirent milites animosque ad supremum certamen, non in unum diem sed in perpetuum, si felicitas adesset, victores. Roma an Carthago iura gentibus daret ante crastinam noctem scituros; neque enim Africam aut Italiam, sed orbem terrarum victoriae praemium fore. Par periculum praemio quibus adversae pugnae fortuna fuisset. Nam neque Romanis effugium ullum patebat in aliena ignotaque terra, et Carthagini, supremo auxilio effuso, adesse videbatur praesens excidium. Ad hoc discrimen procedunt postero die duorum opulentissimorum populorum duo longe clarissimi duces, duo fortissimi exercitus, multa ante parta decora aut cumulaturi eo die aut eversuri. Anceps igitur spes et metus miscebant animos; contemplantibusque modo suam, modo hostium aciem, cum oculis magis quam ratione pensarent vires, simul laeta simul tristia obversabantur. Quae ipsis sua sponte non succurrebant, ea duces admonendo atque hortando subiciebant.
Stesso titolo ma diversa da altro libro qui