Per alcuni anni si celebrarono a Roma processi contro i cittadini sospettati di complicità con Catilina. Nasce pertanto il dubbio che la repubblica non arrivasse a colpire tutti i cospiratori, specie quelli potenti.
Crasso fu ad esempio tra quanti consegnarono a Cicerone le lettere anonime che delavano la congiura. Molti si sono quindi chiesti se non la avesse appoggiata, salvo ritirarsene all'ultimo.
Anche su Cesare si discute. Questi infatti, prima, si oppose in senato all'esecuzione dei complici, dopo, eviterà un processo per fiancheggiamento, facendo violenza all'accusatore e imprigionando il giudice. Si adduce che fu sempre contrario all'uso della pena di morte nei contesti emergenziali, il suo senso della dignità era poi molto alto, ma rimangono forti sospetti.
Pompeo, inoltre, tornato dall'Asia con le truppe, non marciò contro gli insorti. Appresso, evitò per mesi qualsiasi contatto con Cicerone. Si dispiacque perché voleva esser chiamato a sedare la rivolta? Oppure fu prudente verso Catilina e suoi accoliti?
Analoghe accortezze sono talvolta imputate a Marco Antonio Ibrida, il collega di Cicerone, il quale delegò ai subalterni la conduzione delle operazioni militari che portarono all'annientamento dell'esercito rivoltoso.
(Lanfranco Macchèn)
Scopriamo i testi:
discorso di Catilina ai suoi seguaci
ambiente sociale in cui maturò la congiura