Attico aiutami!

Tu, ut facis, opera, consilio, gratia tua me iuva. ...

Tu, come (già) fai, aiutami con la tua  disponibilità, con la saggezza, con la tua grazia.

Non rimproverarmi! (lett: non volermi rimproverare!) Infatti quanto al fatto che tu mi biasimi talmente spesso e talmente severamente e mi dici che  sono di spirito debole, io chiedo quale male mai esiste al mondo in tale misura che non sia nella mia sciagura? Chi mai (ecqui, ecquae, ecquod ) da una posizione così rilevante, per una causa tanto giusta, pur (nonostante) con tante capacità d'ingegno, con aiuti tanto grandi di tutti i beni rovinò in tanta distruzione?

Posso non comprendere chi sono stato io, di quale onore io sia privato, di quale gloria, di quali figli e [di quale] moglie, di quali fortune, di quale fratello? Ometto le altre cose insopportabili: sono veramente ostacolato dal dolore. Forse bisogna infine accusarmi perché soffro o perché non ho rivendicato la mia condizione?

Ti ho scritto queste parole (lett cose) perché tu mi alleviassi, non perché tu mi considerassi meritevole di un rimprovero. Scrivo a te molte meno cose perché sono ostacolato dalla tristezza; tu, come hai fatto fino ad ora, scrivimi a proposito di quante più cose puoi, affinché non ignori qualcosa.
(By Vogue)

Versione tratta da Cicerone

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