Lettera di Cicerone a Varrone agosto 46 A.C. - LECTIO BREVIOR - Cicerone versione latino
Lettera di Cicerone a Varrone Agosto 46 A. C. Cicerone
versione latino libro Lectio facilio
Cicerone Varroni salutem plurimam dicit S. V. B. E. E. Q. V. Etsi quid scriberem non habebam, tamen Caninio tabellario ad te eunti non potui nihil dare. Quid ergo potissimum in epistulam scribam?...
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Cicerone saluta moltissimo Varrone. Se stai bene, sono contento: anch'io sto bene! Quantunque io non abbia di che scrivere, tuttavia non ho potuto non dare niente al corriere Caninio in partenza verso di te. Che cosa dunque dovrei in particolare scrivere nella lettera?
Ciò che ritengo che tu voglia, che presto io verrò da te; vedi anche se, per grazia, sia proprio giusto che io, in questo così cruciale momento per la città, me ne stia in questi luoghi. Darei di che parlare a coloro che non sanno che, in qualunque luogo io mi trovi, ho le stesse usanze e lo stesso modo di vivere.
Che importa? Tuttavia sarei oggetto di chiacchiere. Fatto sta che sarei argomento di critiche! Io credo che in una situazione di scelleratezza e vergogna generale dobbiamo saldamente evitare che la nostra astensione sia oggetto di rimprovero. Perr quanto mi riguarda, sarò presto da te: infatti, benché la situazione sia pregiudicata - anzi disastrosa - tuttavia - non so come - i nostri studi sembrano ora in grado di apportare frutti più maturi e importanti che nel passato;
forse perché in questo momento non possiamo occuparci d'altro, o forse perché la grave malattia fa sin modo che ricorriamo ad una medicina* : essa ora ci mostra tutta la sua importanza e forza, che sottovalutavamo quand'eravamo in salute
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