TEOFRASTO I CARATTERI - La cerimoniosità

I CARATTERI - La cerimoniosità
ΘΕΟΦΡΑΣΤΟΥ ΧΑΡΑΚΤΗΡΕΣ
CARATTERI MORALI

O - Proemio I - La simulazione II - L'adulazione III - Il ciarlare IV - La zotichezza

V - La cerimoniosità VI - La dissennatezza VII - La loquacità VIII - Il raccontar fandonie

IX - La spudoratezza X - La spilorceria XI - La scurrilità XII - L'inopportunità
XIII - Lo strafare XIV - La storditaggine XV - La villania XVI - La superstizione
XVII - La scontentezza XVIII - La diffidenza XIX - La repellenza XX - La sgradevolezza
XXI - La vanagloria XXII - La tirchieria XXIII - La millanteria XXIV - La superbia
XXV - La codardia XXVI - Il conservatorismo XXVII - La goliardia tardiva
XXVIII - La maldicenza XXIX - La propensione per i furfanti XXX - L'avarizia
[5] ΑΡΕΣΚΕΙΑΣ E - LA CERIMONIOSITA'

[1] Ἡ δὲ ἀρέσκειά ἐστι μέν, ὡς ὅρῳ περιλαβεῖν, ἔντευξις οὐκ ἐπὶ τῷ βελτίστῳ ἡδονῆς παρασκευαστική, ὁ δὲ ἄρεσκος ἀμέλει τοιοῦτός τις, [2]...

Traduzione

1 La cerimoniosità, a volerla stringere in una definizione, è un modo di trattare volto ad arrecare piacere, ma non per il meglio;

e il cerimonioso è, per la verità, 2 un tale che ti saluta da lontano chiamandoti uomo esimio, e, dopo avere espresso a sufficienza la sua ammirazione, trattenendoti con tutte e due le mani non ti lascia andare, ti accompagna per un pò di strada, ti chiede quando potrà rivederti e, continuando a lodarti, finalmente se ne va. 3 E chiamato all'ufficio di arbitro, vuol piacere non soltanto a colui che assiste, ma anche al suo avversario, per parere un uomo imparziale. 4 E afferma che i forestieri dicono cose più giuste che i cittadini. 5 E invitato a pranzo, sollecita il padrone di casa a chiamare i suoi bimbi, ed al loro entrare dice che sono somiglianti al padre più che fico a fico, e, tirandoli a sé, li bacia e se li fa sedere accanto; e con gli uni si mette a giocare lui stesso dicendo: «Otre, scure»; gli altri se li lascia addormentare sulla pancia, sebbene schiacciato dal loro peso. 6 E si fa tagliare molto spesso barba e capelli, e i denti li mantiene bianchi, e cambia i vestiti anche se ancora buoni, e si cosparge di unguento profumato.

7 E nella piazza si aggira in quella parte dove sono i banchi dei cambiavalute, e frequenta quei ginnasi dove si esercitano gli efebi, ed a teatro, quando c'è spettacolo, siede vicino agli strateghi. 8 E per sé non fa acquisti, ma ai suoi amici di fuori presta la sua collaborazione ed a Bisanzio manda quel che gli è stato richie-sto per lettera, a Cizico cagne di Laconia, a Rodi miele dell'Imetto, e, quando esegue questi incarichi, ne parla con gli amici della città. 9 Ed invero è perfino capace di allevare una scimmia e di comprarsi una bertuccia, e colombe di Sicilia, e dadi di osso di gazzella, e ampolline di Turii, di quelle rotonde, e bastoni di quelli torti, importati da Sparta, e una tenda con figure di Persiani ricamate, e un piccolo cortile a forma di palestra, cosparso di arena e fornito di uno spazio per il gioco della palla;

10 e va in giro ad offrirlo in prestito a filosofi, a sofisti, a maestri di scherma, a musicisti, perché vi si esibiscano; e lui poi, durante le esibizioni virtuosistiche arriva in ritardo, quando il pubblico ha già preso posto, perché uno degli spettatori dica ad un altro: «La palestra è di costui».

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